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Il senso del lavoro: la parola ai ragazzi

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Il senso del lavoro: la parola ai ragazzi

Photo by Andrew Neel on Unsplash

Mesi fa era iniziata la mia ricerca sul “senso del lavoro”. Oggi, alla luce dei nuovi episodi, sono ancora più felice di aver intrapreso questo percorso. Perché penso che, oggi più che mai, sia proprio il senso che vada ricercato nel lavoro, e non solo in questo…
Nel mese di Giugno ho avuto la grande fortuna di vivere un’esperienza unica: ospitare nella mia microscopica realtà, una ragazza di 18 anni appena compiuti per l’alternanza scuola-lavoro. Con lei mi sono confrontata anche su questi temi, cercando di comprendere quale sia il pensiero della nuova generazione.
Nel mio piccolo ho provato a farle vedere nuovi modi di lavorare, quelli di chi una professione se l’è anche inventata da zero, cucendosela addosso come un abito sartoriale.
Le ho presentato Micaela, che aiuta i liberi professionisti a lavorare sulla propria idea di impresa in modo non convenzionale, libero e creativo. Le ho fatto conoscere Giada, che aiuta le donne a brillare nel loro valore grazie al loro talento, e lo fa con l’energia di un gigante dietro un sorriso gentile.
Le ho parlato di Francesca, di Gioia, di Silvia, di Ilaria, di Cristina, e di tante altre persone che hanno preso in mano la loro vita, che si sono guardate dentro, e che quotidianamente mettono tutta la loro energia per costruire qualcosa.
Nonostante tutto…
Oggi, lo ammetto, sono un po’ preoccupata per quello che i giovani si troveranno davanti, lasciato in eredità da noi; ma sono anche molto orgogliosa di far parte di quella squadra di persone che hanno scelto di non perdere nemmeno un minuto lamentandosi di quello che non va, piangendosi addosso perché le cose non sono sempre giuste, e gridando al fallimento.
E sono felice di averlo potuto trasmettere ad una giovane, e decisamente brillante, donna che ha tutta la vita davanti a sé. Le ho chiesto di raccontarmi come vede, lei, il mondo del lavoro e questa è stata la sua risposta.

Alternanza scuola-lavoro: è l’innovazione giusta?

Benedetta inizia a raccontare il mondo del lavoro, attraverso i suoi occhi di appena 18enne:
“L’alternanza scuola-lavoro, resa obbligatoria per tutti gli studenti dalla riforma della Buona Scuola del 2015, è una modalità didattica innovativa, che attraverso l’esperienza pratica aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e a testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, ad arricchirne la formazione e ad orientarne il percorso di studio e grazie a progetti in linea con il loro piano di studi.

Ma è veramente così? Veramente ogni studente riesce ad applicare le proprie conoscenze scolastiche? A scoprire parti nuove di sé?

Spesso a queste domande corrispondono risposte assolutamente negative, che definiscono questo progetto inutile e vuoto; l’unico obiettivo di gran parte degli studenti, è quello di coprire le ore obbligatorie.
Ma, dagli intenti di questo progetto, escono tutt’altro che elementi negativi e inutili, anzi, al contrario. Oltre a dare la serie di competenze sopra descritte, per la prima volta la scuola italiana, tradizionalista, lunga e teorica, si pone in linea con la scuola europea, iniziando il progetto di modernizzazione che il nostro stato tanto necessita sotto ogni aspetto. Questo è il motivo per cui io, al contrario di molti, credo fortemente nell’alternanza scuola-lavoro.
L’alternanza scuola-lavoro è il progetto che come primo, ha il compito di dare un’idea e aiutare lo studente a sviluppare quello che è il senso del dovere.
Ognuno lo percepisce in maniera differente, influenzato anche sicuramente da fattori quali famiglia, cultura e indirizzo scolastico di frequentazione.
Io personalmente ho sempre avuto un senso del dovere piuttosto radicato proprio perché secondo me gran parte del benessere personale deriva dalle piccole soddisfazioni che si ricevono ogni giorno, ed è quindi importante riuscire a fare bene ciò che ci interessa a questo proposito. Ed è proprio questo il principio che, per me assolutamente scontato e normale, ho riscoperto e analizzato, facendo mio a tutti gli effetti il concetto di senso del dovere.
Sono sicura che anche su questo si baserà il mio futuro professionale: un forte senso del dovere che mi renderà meritevole di soddisfazioni costanti e sempre più grandi. Il mio lavoro futuro sarà quindi dato dalla voglia di fare, di costruire, di crescere, ossia la tenacia nel perseguire i propri obiettivi.
A questo sicuramente si affiancherà la mia personalità che cerco di mettere in ogni cosa che faccio, e che implica la positività che in me, fin da piccola è fortissima.”
 
In bocca al lupo Benedetta, mi auguro che il senso del dovere, la passione, e la positività non ti abbandonino mai.


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