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Wearable technology ed artigianato 4.0 racchiusi in gioielli, grazie ad una startup

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La startup che unisce Werable technology ed artigianato 4.0 nei gioielli

Ricordi quando ti ho parlato della Levi’s Commuter Jacket, la giacca smart creata da Levi’s in partnership con Google? Beh quello era solo uno di tanti esempi di wearable technology che stanno nascendo ultimamente, la buona notizia è che ce ne sono di veramente interessanti anche nel nostro paese. Qualche giorno fa ad esempio mi sono imbattuta in un connubio di wearable technology e artigianato 4.0; una startup ha pensato di creare degli smart jewels, inserendo la tecnologia indossabile in gioielli di alto livello, interamente made in Italy.
Siccome sono donna, ma soprattutto curiosa, sono subito andata a Googlare la startup per vedere come questi ragazzi sono riusciti a creare un binomio perfetto tra qualcosa di estremamente elegante e raffinato e qualcos’altro che di elegante ha fino ad ora avuto poco; e devo dire che il progetto è perfettamente riuscito, dimostrando che nessuno dei due aspetti necessariamente esclude l’altro, e che fusi insieme creano qualcosa di unico e veramente bello.

 
 

Voglio raccontarvi la loro storia con l’intervista ad Emannuelle Wilson Quispe, ideatore del progetto EJOY insieme ad altri tre ragazzi, Giacomo Bianchini, Francesca Capella e Daniela Curatolo. CEO della startup è Wilson Quispe, laureato in Ingegneria delle telecomunicazioni al Politecnico di Milano, sta completando la laurea specialistica in Computer science engineering. In parallelo lavora come software engineer in un’azienda hi-tech che si occupa di prodotti in ambito Internet of Things.
Ora conosciamo EJOY ed il loro progetto di Jewelry Wereable Tecnology. Sono giovanissimi, ma già fortissimi 😉
Buona intervista.

EJOY, la startup con un’occhio alla tecnologia ed uno alla tradizione artigiana del made in Italy

Q. Ciao Emannuelle. Grazie a te ed a tutto il team di EJOY per aver accettato l’intervista. Iniziamo con le domande 😉 Il pay off di EJOY è “Technology meet artisan Jewerly”. Perché l’idea di portare la tecnologia nei gioielli?
A. Grazie ad un progetto universitario abbiamo potuto collaborare con alcuni artigiani veneziani dell’isola di Murano, per portare l’innovazione nel loro settore, riuscendo ad unire l’aspetto artigianale delle murrine veneziane con le tecnologie wearable.
Abbiamo quindi deciso di creare dei gioielli “intelligenti” fatti in argento con al centro un disco di murrine e all’interno componenti elettroniche, che andassero un po’ oltre al solito concept di wearable device, e che offrissero l’opportunità ai nostri clienti di indossare degli oggetti di design adatti ad ogni occasione; dalla normale giornata lavorativa, alla serata da passare in compagnia del proprio partner o a una cena di lavoro. Oltre al focus estetico, è stato per noi importante riuscire a creare un gioiello che aiutasse i nostri clienti a gestire giornate frenetiche ed impegnative nel migliore dei modi, dando rilievo solamente alle attività ritenute davvero importanti; aiutandoli anche a monitorare la propria attività fisica giornaliera.
Inoltre l’idea di portare la tecnologia nei gioielli ci ha permesso di dare risalto ad una delle arti in cui l’Italia è da sempre maestra, l’artigianato, dandoci la possibilità di creare dei gioielli altamente personalizzati ed unici nel loro genere.
Q. Quale sarà l’utilità della Jewelry Wereable Tecnology?
A. L’utilità della jewelry wereable technology secondo noi sarà quella di permettere da una parte agli user di iniziare ad utilizzare il proprio smartphone in maniera più intelligente, grazie alla combinazione con un “gioiello tecnologico” in grado di selezionare i contenuti che riceviamo quotidianamente, limitandoli a quelli più importanti, e poter monitorare la propria salute.
Oggi giorno è evidente quanto ognuno di noi sia “smartphone dipendente” a causa delle numerose notifiche dei social che ci accompagnano in ogni momento della nostra giornata, o di tutti quei messaggi che riceviamo sui gruppi di WhatsApp. Abbiamo percepito, chiacchierando con persone interessate alla nostra idea, come stia iniziando a farsi strada una sorta di “ritorno al passato”, dove ognuno di noi da più importanza alle relazioni reali piuttosto che a quelle virtuali, ed il nostro obiettivo è proprio quello di aiutare le persone a vivere meglio il loro tempo.
Dall’altra parte permetterà agli user di scegliere dei wereable device, che non siano solo prettamente funzionali, ma anche un motivo di vanto. Abbiamo provato ad ispirarci alla rivoluzione apportata da Apple con il lancio dell’iMac nel mondo dei computer, dove il pc non era più un contenitore di dati e un elaboratore, ma diventava un vero e proprio “oggetto del desiderio” da avere nelle proprie case. Inoltre è sempre più evidente la tendenza a voler monitorare la propria salute, ecco quindi che abbiamo voluto incorporare dei sensori per conteggiare i propri passi e le calorie bruciate.
Q. Cosa può fare ad esempio il bracciale EJOY, una volta indossato, e cosa può fare il suo packaging? Ho visto delle scatole bellissime che sembra nascondino una bella sorpresa.
A. Ognuno dei nostri device è pensato per aiutare l’utente a filtrare i contenuti che riceve quotidianamente sul proprio smartphone. I device EJOY permettono di selezionare sulla propria rubrica una short-list di contatti importanti che possono raggiungerci e comunicare con noi in qualsiasi momento. È possibile associare ad ognuno di questi contatti della short-list, un pattern particolare di vibrazione e di Led che ci permetta di capire immediatamente, semplicemente guardando il nostro gioiello, chi ha bisogno di noi.
Altre funzioni permettono ai nostri clienti di utilizzare EJOY anche per activity tracking, pagamenti mobile tramite NFC, funzionare da orologio grazie a 12 led ed inoltre si possono inviare e salvare informazioni mediche come allergie e gruppo sanguigno all’interno del bracciale EJOY.
Quando abbiamo creato EJOY abbiamo pensato che anche il packaging dovesse distinguersi ed essere unico: una forma rotonda ed elegante tanto da diventare essa stessa un oggetto di arredamento, come una volta si faceva con i portagioie. Inoltre la scatola svolge la funzione di carica batterie, per cui per ricaricare il proprio bracciale o il proprio anello, basterà posizionarlo correttamente all’interno della scatola. Questa funzione è stata resa possibile attraverso la presa di corrente che è in portabilità nel caso in cui ce ne fosse l’esigenza.


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Q. Perché dovrei scegliere un gioiello invece che un classico smart-watch?
A. Abbiamo puntato tantissimo sull’estetica e sul design perché crediamo che anche le persone poco “tecnologiche” possano trovare divertente avvicinarsi al digitale attraverso i gioielli, che fanno già parte della nostra vita. La nostra idea di portare le persone a scegliere un gioiello al posto di uno smart watch, si lega al fatto che questi ultimi non sempre hanno un design adatto alle situazioni quotidiane che viviamo in ambito lavorativo o extra lavorativo. Pensiamo che EJOY possa differenziarsi perché è concepito, non solo con un’ottica funzionale, ma anche per essere un item prezioso ed elegante più vicino ai gusti di ogni cliente.
Q. Mi ha colpito molto il focus sul made in Italy e sulle materie prime simbolo del nostro paese. Cosa vi ha spinto a focalizzare l’attenzione su questo? Un pensiero lungimirante all’artigianato 4.0?
A. Quando abbiamo iniziato a ragionare su come rendere la nostra idea diversa da tutte le altre, abbiamo pensato che fosse giusto cercare di conquistare un po’ di più il cuore delle persone, e per farlo abbiamo deciso di puntare su quello che effettivamente potrebbe essere un artigianato 4.0.
Il nostro scopo è stato subito quello di cercare di unire il “vecchio” e il “nuovo”, creando una sorta di ponte tra una generazione ancora legata al passato e alle tradizioni, ed una generazione invece, nata e cresciuta con il digitale con un continuo bisogno di nuovi stimoli. Con EJOY vogliamo dare l’opportunità alle vecchie arti e tradizioni di provare ad entrare nel nuovo mondo dell’era digitale in maniera “soft” dimostrando che nessuno dei due deve necessariamente escludere l’altro, ma che al contrario un giusto connubio tra i due può effettivamente creare qualcosa di unico e bello.
Dall’altra parte pensiamo che questo approccio aiuti le nuove generazioni a conoscere ed apprezzare l’artigianato che ci ha permesso di diventare rinomati in tutto il mondo. Allargando poi questo tipo di riflessioni al mercato estero, abbiamo pensato che puntare sul Made in italy potesse essere la scelta giusta per portare un po’ di Italia nel resto del mondo e dimostrare che quando crediamo in quello che facciamo, lo facciamo bene!
Il nostro obiettivo è anche quello di provare ad essere un po’ promotori di una piccola parte di arte italiana e farla conoscere il più possibile, a chi ancora non ha avuto la possibilità di apprezzarla. Sappiamo che non sarà un’impresa facile, ma cercheremo il più possibile di avere successo in questo, continuando ad innovarci e cercare nuovi collaboratori giorno per giorno.
Q. Qual è stata la soddisfazione più grande in questo anno e cosa vi aspetta nel prossimo futuro?
La più grande soddisfazione di quest’anno è stata sicuramente vincere il primo premio “Wearable technology innovation World cup” categoria “Smart Jewelry” ottenuto in Germania, che ci ha permesso di iniziare a raccogliere le prime conferme tra un pubblico più internazionale di quello a cui eravamo abituati. È stato un traguardo un po’ inaspettato, ma che ci ha dato la grinta giusta per andare avanti e pensare a migliorare ancora di più.
Il nostro prossimo obiettivo per quest’anno è di realizzare una campagna di crowdfunding per portare EJOY sul mercato e magari avere proprio i lettori di Spremute Digitali come primi clienti!
 


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