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3 tips per l’implementazione dello smart working

Smart Working consigli per l'implementazione

3 tips per l'implementazione dello Smart Working - SD

Molte organizzazioni (aziende profit e no-profit) sono tuttora convinte che l’adozione e l’implementazione di un approccio smart working possa essere la soluzione più adatta per competere sul mercato.
Frans van Rooy ed Erik Veldhoen, esperti smart working, evidenziano come, solo in Olanda, circa il 75% dei progetti smart working non ha (ancora) avuto successo. Questo fa capire quanto sia complessa la realtà.
Si sta parlando soprattutto di cambiamento: un’organizzazione non cambia dal tramonto all’alba.
Nella mia esperienza ho gestito e partecipato a diversi progetti di smart working e cambiamento organizzativo. Qualche idea me la sono fatta nel libro che ho scritto, The Smart Working Book, dove ho definito otto consigli che possono aiutarti a comprendere meglio il concetto di smart working e avviare un progetto smart, magari già all’interno della tua azienda. In questo blog-post ne condividiamo tre, gli altri 5 puoi trovarli in The Smart Working Book.
 
Smart Working
 

Tre consigli per l’implementazione dello Smart Working

1. Il CEO è il project Leader

Bisogna assicurarsi che la leadership dell’organizzazione sia attivamente coinvolta, preferibilmente come project-leader. Sebbene il singolo worker è l’elemento centrale per il concetto di smart working, un approccio top-down è cruciale per l’implementazione.
Il CEO deve trasmettere l’importanza del processo ai worker e dare il buon esempio. Se tutti devono lavorare in maniera flessibile, ma il CEO continua a lavorare nel suo ufficio spazioso e agiato, le cose non vanno. Il CEO con una grande visione garantisce sin dall’inizio che ci sia un approccio top-down, che ci sia totale coinvolgimento dei worker e, soprattutto, che sia percepita sempre la necessità (o urgenza) di cambiamento ed evoluzione.

2. Prima Behaviours, poi Bytes e infine Bricks.

Non esiste un modello unico per lo smart working ma, secondo me, c’è un ordine da seguire: prima Behaviours, poi Bytes e infine Bricks. Il cambiamento della cultura lavorativa è elemento fondamentale per lo smart working e richiede uno sforzo collettivo da parte di tutti gli interessati. Solo in un secondo momento è possibile intervenire sugli elementi di Information Technology di un’azienda selezionando le piattaforme tecnologiche e le applicazioni più idonee al modello di lavoro definito.
Prima di procedere con la riorganizzazione degli spazi è però necessaria la validazione dell’infrastruttura ICT ed è responsabilità soprattutto del singolo worker di fornire feedback sulle soluzioni tecnologiche individuate. La transizione verso un ufficio moderno richiede diversi anni di sperimentazione ed esperienza, pertanto, bisogna procedere per step, cominciando dalla creazione di un ambiente di fiducia e collaborativo tra i worker.

3. Prestare attenzione ai manager

Così come è importante per l’organizzazione che il top management abbia un ruolo attivo nella fase iniziale di smart working, è altrettanto importante il ruolo del manager all’interno di ogni dipartimento. I worker saranno in grado di assumere le giuste responsabilità, solo quando avranno la completa fiducia da parte del proprio manager. Questo comporterà sicuramente dei contrasti, in quanto il manager potrà mostrarsi restio nel rilasciare responsabilità o nel delegare task gestionali. In tal caso, la transizione è una fase delicata in cui il manager deve esser “assistito” e indirizzato verso la nuova modalità di gestione dei worker.
 
Questo è un assaggio. Se sei curioso, scarica GRATIS l’ebook The Smart Working Book su www.thesmartworkingbook.com oppure visita il sito www.seedble.com.
L’età del lavoro agile è arrivata. Finalmente!

3 tips per l’implementazione dello smart working

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