Università, aumenta la mobilità territoriale dei laureati: il report

Per cercare opportunità accademiche e lavorative migliori, sempre più studenti stanno abbandonando il Sud Italia per trasferirsi negli atenei del Centro e del Nord del Paese. Ma tra affitti, trasporti e tasse universitarie, i costi stanno aumentando sempre di più, diventando proibitivi e non sostenibili per molte famiglie. 

I dati di AlmaLaurea

In occasione della presentazione del report annuale sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, AlmaLaurea ha elaborato un focus sulla mobilità territoriale.

Dai dati raccolti nel 2022 è emerso che mentre il 43,6% dei laureati ha conseguito il proprio titolo universitario nella provincia in cui si è diplomato, il 25,7% ha preferito farlo in una provincia limitrofa. Inoltre, se il 13,4% si è spostato in una provincia non limitrofa per studiare, ma sempre all’interno della stessa ripartizione geografica, il 14,3% si è spostato di molto, passando dal Sud al Nord Italia o viceversa.

Dati, questi, positivi per il Nord e per il Centro, dove il saldo migratorio ammonta al +23,2% e al 19,9%, ma decisamente negativi per il Sud, che registra un -26,2%.

Paragonando le statistiche del 2022 con quelle del 2013, è possibile notare una crescente migrazione degli studenti del Mezzogiorno.

Dieci anni fa, infatti, il 23,2% degli universitari al Sud ha preferito spostarsi in atenei centro-settentrionali per studiare, e oggi quella percentuale è salita al 28,6%.

Ma molto spesso migrare verso un’altra regione per studiare implica doversi trasferire: per questa ragione, stando ai dati di AlmaLaurea, gran parte degli studenti che decide di studiare fuori dalla propria regione vanta una condizione economica familiare agiata, nonché un livello di istruzione superiore.

Attualmente, infatti, spostarsi per studiare è una delle scelte più economicamente impegnative per le famiglie italiane, considerando anche che molto spesso le città in cui gli studenti migrano sono città molto care, come Roma, Milano, Bologna e Torino.

Come fermare l’esodo

Considerando i costi di affitti, tasse universitarie e trasporti, non tutti possono permettersi di migrare in un’altra città per studiare. Per questo motivo, bisognerebbe mettere i ragazzi nella condizione di non dover più abbandonare i propri territori di origine e di poter studiare in strutture adeguate, con servizi all’altezza e con valide opportunità lavorative. 

Per quanto riguarda l’università, oltre a potenziare l’offerta formativa degli atenei del Sud Italia, sarebbe necessario anche fornire sostegni economici agli studenti attraverso borse di studio e tasse più basse.

Oltre a questo, però, andrebbero incentivati anche gli atenei telematici, considerando che conseguire una laurea online vuol dire frequentare le lezioni comodamente da casa, senza la necessità di spostarsi e pagare un affitto in un’altra città. Il tutto, con una maggiore flessibilità, maggiore assistenza e anche maggiori stimoli.

Insieme all’università, però, a cambiare dovrebbe essere anche l’inserimento nel mondo del lavoro: fino a quando i giovani avranno difficoltà a trovare lavoro nel Sud Italia, infatti, saranno sempre tanti coloro che si sposteranno in altre regioni in cerca di stipendi più alti, posizioni lavorative più soddisfacenti e possibilità di carriera migliori.