New Ways of Working

Smart Working: facciamo un bilancio

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Fonte: www.risorseumane-hr.it

Quando ero alle prese con la stesura di The Smart Working Book, ancora ricordo le vacanze natalizie trascorse su Skype insieme a Lukas e Giovanni – coautori dell’ebook – a raccogliere il lavoro fatto in Olanda negli anni passati e organizzarlo per renderlo “pubblicabile”: 5 anni di progetti Smart Working da sintetizzare in un ebook pratico, chiaro e gratuito e presentarli entro giugno.

Esclamai: “Una follia considerando che la scrittura non è il nostro principale impiego e, peraltro, abbiamo anche diversi progetti da seguire nel primo semestre dell’anno. Non credete?“.

Ce la faremo” fu la risposta glaciale che mi diedero senza esitazioni.

A giugno 2015 abbiamo presentato il nostro ebook e, nei mesi successivi, lanciato lo Smart Working Roadshow che ha visto Seedble impegnata in giro per aziende e coworking a promuovere workshop e diffondere lo Smart Working. Ad oggi posso confermare che ne è valsa la pena!

Sapevamo che era l’anno giusto per portare lo Smart Working in Italia. E così è stato! E noi siamo stati tra i primi! Tracciamo un piccolo bilancio su quello che è stato l’anno dello Smart Working.

Cosa va 🙂

  1. Finalmente se ne parla! Rinnovare il modo di lavorare ed essere più flessibili con gli orari è, finalmente, diventato necessità per molti lavoratori. Sono state diverse le iniziative e i workshop promossi per facilitare la diffusione di un approccio lavorativo che prende le distanze da quello tradizionale. Sono nati spazi di conversazione e condivisione delle esperienze sul tema sia offline sia online. Ne è un esempio la community LinkedIn “Smart Working e Lavoro Agile” lanciata da Seedble.
  2. Presto regole ad hoc? Lo Smart Working è – addirittura – arrivato all’attenzione delle Istituzioni al punto da esser inserito nella Legge di Stabilità appena approvata, seppure con misure “leggere” introdotte per favorirne la diffusione. Inoltre, è da sottolineare come il Jobs Act abbia avviato un dialogo con aziende e, soprattutto, sindacati con il fine di rinnovare il quadro normativo italiano in materia di Riforma del lavoro.
  3. Non solo nel privato, ma anche nel pubblico. Lo Smart Working non è una questione che interessa esclusivamente il settore privato. Seppur si sposa maggiormente con i sistemi di welfare e con le logiche di MBO (Management by objectives) classiche delle aziende private, lo Smart Working sta trovando terreno fertile anche nel settore pubblico. Ne sono la dimostrazione i casi di successo nella PA, quali la Provincia di Trento e il Comune di Torino che hanno reso i processi lavorativi più snelli e collaborativi.

Cosa non va 🙁

  1. Abbiamo veramente capito cos’è lo Smart Working? Purtroppo mi capita spesso di leggere su testate giornalistiche divulgative lo “storpiamento” del concetto e, di conseguenza, una errata informazione ai lettori che, a loro volta, apprendono in maniera confusa o imparziale il significato. Lo Smart Working non è lavorare da casa. Lo Smart Working non è telelavoro. Lo Smart Working non è rinnovare l’ufficio. Lo Smart Working è un concetto molto più completo che interessa comportamenti, tecnologie e spazi di lavoro. Avete letto il nostro ebook?
  2. Il lato oscuro della Legge. Definire lo Smart Working come una “prestazione di lavoro subordinato” è qualcosa di ridicolo, riduttivo e inadatto. La Legge di Stabilità così lo definisce. Il Legislatore si dimostra poco reattivo nel cogliere (e comprendere) le opportunità offerte dalla 3a Rivoluzione Industriale, quella digitale, che ben poco ha a che fare con l’approccio tradizionale basato su lavoro misurato ad ore.
  3. Non c’è spazio a sufficienza sul carro dei vincitori. Come ogni trend innovativo in grado di offrire opportunità di crescita e successo, ecco nascere esperti Smart Working in ogni dove. Fioriscono consulenti con esperienze pluriennali in ambito Smart Working (ma se in Italia se ne sta parlando da meno di 3 anni?), aziende specializzate in welfare aziendale che si inventano servizi Smart Working, ecc.. Molti vogliono “salire sul carro dei vincitori”, ma non c’è spazio per tutti..

In sintesi. Ci sono tante opportunità e buoni propositi, ma c’è anche troppa, tanta, improvvisazione. Vedremo insieme cosa succederà nel prossimo futuro!

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